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Note e divagazioni sull' antico Stemma Civico di Ovada.


Articolo n. 73 - Pubblicato su "La Provincia di Alessandria" dell'Ottobre 1982

 Stemma Ovada Come ben dice Alberto Paolo Torri nella prefazione al suo libro sugli Stemmi e Gonfaloni delle Provincie e Comuni Italiani, la parola "stemma" ha origine greca e significa benda o corona. Presso i Romani indicò albero genealogico perchè si chiamavano stemmi le tessere sulle quali venivano segnati i nomi degli avi. Perciò il significato del vocabolo, in quei tempi, aveva più attinenza alla genealogia che all'araldica. Nel Medioevo si chiamarono "stemmi" gli scudi di difesa, istoriati, dipinti, incisi od a sbalzo che usarono i cavalieri nei tornei per distinguersi gli uni dagli altri e che venivano anche adoprati in guerra e sui campi di battaglia. Infine furono "stemmi" le insegne gentilizie, quando le figure araldiche, le pezze onorevoli, i quarti, i colori e le divise adottate dai componenti di un ceto nobile divennero fisse ed ereditarie, sicchè ogni stemma o blasone era come un emblema visivo, pitturato, disegnato od inciso, di ogni casato nobile o titolato. L'uso di far propri gli stemmi in questo senso ha le sue origini nell'età feudale, ed anche i più antichi esemplari degli stemmi comunali hanno tutti, più o meno, una loro derivazione storica collegata alle vicende feudali o territoriali che gli stessi comuni vissero od acquisirono come territori emanatori o soggetti della giurisdizione del feudatario.  Stemma Ovada Pertanto, gli stemmi dei grandi comuni medioevali hanno punti di partenza similari a quelli degli stemmi feudali. Quando, nel XI secolo, le città iniziarono a rivendicare la loro indipendenza dalle autorità imperiali, viscontili o vescovili per costituirsi in comuni liberi, anch'esse adottarono un loro stemma. Per i comuni più piccoli o rurali che non avevano giurisdizione feudale o perchè soggetti a città maggiori ovvero a feudatari, l'adozione di uno stemma proprio avvenne molto più tardi, anche perchè essi prima inalberavano di solito un emblema di sudditanza della città o feudatario dai quali erano dipendenti. Nel primo ventennio del XIII secolo, la Repubblica di Genova, nel suo processo di espansione territoriale al di qua del Giovo, iniziò una serie di contatti con i grandi feudatari confinanti (Aleramici, Del Bosco, Malaspina, ecc.), tutti più o meno a corto di denaro, per acquistare territori, borghi e castelli che potessero formare degli antemurali avanzati verso la pianura padana per la difesa della stessa città marinara. Siccome in quel tempo la proprietà feudale era alquanto spezzettata e divisa fra innumerevoli proprietari, il processo di acquisizione di Ovada a Genova duò oltre mezzo secolo e cioè fino al 1277, quando il Marchese Tomaso Malaspina cedette a Genova, per il prezzo di Lire 10.000, le sue ultime possessioni che aveva in Ovada e suo territorio e che gli derivavano dagli Aleramici e dai Del Bosco.
La prima cosa che fece Genova in favore di questo suo nuovo acquisto fu la concessione delle Franchigie che risale al 1290. Provvide poi a dotare Ovada di nuovi Statuti che risalgono al 1327 e, in pari tempo, restaurò e rafforzò il castello, costruì una più forte cinta muraria munita di torri di difesa ed ampliò, sopraelevò ed in parte ricostruì la parrocchiale di San Sebastiano, che era poco capiente ed abbisognevole di tutti questi lavori, che furono ultimati nel 1391 sotto il dogato di Antoniotto Adorno. Ed è appunto nel bell'altare maggiore di questa chiesa, tutto lavorato in mosaico di marmi policromi, che Genova fece raffigurare, sui due suoi lati, sorretti da angeli, il suo stemma di possessione: croce rossa in campo d'argento.  Stemma Ovada Questo è il più antico esemplare di quello che sarà poi e sempre, almeno nelle sue figure principali, lo stemma di Ovada, che ancora oggi si può ammirare nella chiesa di S. Domenico, dove l'altare fu trasportato quando l'antica parrocchia di S.Sebastiano fu sconsacrata e chiusa al culto. Come d'uso, tale stemma fu innalzato su tutte le porte che davano accesso al Borgo di Ovada ma, purtroppo, al giorno d'oggi non ne resta più alcun esemplare, essendo state le mura e le porte demolite nella seconda metà del 1800.
Allorchè, nel 1499, furono infeudati di Ovada i Trotti alessandrini, ed il borgo elevato a Contea a favore dei medesimi da Luigi XII Re di Francia, lo stemma si fregiò della corona comitale che, ancora oggi, si può vedere su alcuni rari ed antichi esemplari. Benchè i Trotti perdessero il feudo ovadese nel 1528, mantennero il titolo di Conti di Ovada, titolo che ancora nel 1572 portava un Francesco trotti, gentiluomo di camera di Emanuele Filiberto.
Vi era in quel tempo in Ovada un fiorente convento domenicano popolato da numerosissimi monaci, alcuni dei quali molto dotti, che, oltrechè al culto ed allo studio, si prodigavano attivamente per l'istruzione pubblica, gestendo scuole frequentate allora da innumerevoli studenti che accorrevano anche dalle zone circonvicine. Erano frati molto ben visti sia dalla popolazione che dai reggitori della cosa pubblica ed allorchè, nel 1594, fu canonizzato da Clemente VIII un nuovo santo domenicano, San Giacinto, una deputazione della Comunità di Ovada si recò a Roma per presenziare alle solenni celebrazioni. Fu in quell'occasione che il nuovo santo venne proclamato Patrono della Magnifica Comunità di Ovada e l'ordine Domenicano concesse ai reggitori del Comune il privilegio di fregiare lo stemma cittadino della stella d'argento ad otto raggi ("rosa araldica domenicana"), che venne posta nel punto più onorevole dello scudo ed al centro, ovvero nel cuore stesso della croce rossa genovese.  Stemma Ovada Con questa innovazione lo stemma ovadese non perse la peculiarità delle sue lontane origini, ma acquisì una sua particolare prerogativa di emblema proprio ed esclusivo d'insegna comunale autonoma, con effettivi ed evidenti riferimenti alla storia stessa del paese. Ciò non toglie che raffigurazioni grafiche, pittoriche, scolpite od incise dello stemma di Ovada con inesattezze ed errori grossolani in fatto di correttezza araldica non ne siano state eseguite allora e, particolarmente, in tempi abbastanza recenti. Se passiamo in rivista i non pochi esemplari che ci sono in Ovada ne viene fuori un discreto elenco.
In passato, e fino a non molti anni or sono, lo scudo dell'emblema civico è sempre stato di tipo ellittico, bombato e contenuto nel cartiglio barocco accartocciato, sovrastato di solito dalla corona.
Questo tipo di scudo, benchè di carattere più curiale che laico, non può ritenersi un'inesattezza ma, semmai, una consuetudine andata in uso nel 1600-1700, epoca nella quale, con il barocchismo imperante, ritroviamo non pochi stemmi comunali rappresentati in tal guisa. Ben pochi esemplari, però, sono timbrati dalla corona giusta che dovrebbe essere, come già detto, quella comitale, cimata da nove perle visibili. Per lo più le perle sono in numero di cinque o di sette (visibili), il che è un errore, perchè la corona con cinque perle è da nobile e quella da sette da barone e Ovada non risulta sia mai stata una baronia nè, tantomeno, Comunità con titolo nobiliare a se stante. Due esemplari, poi, scolpiti in legno, uno dei primi anni del 1900 e l'altro copiato uguale non molto tempo fa, e che sovrastano le bacheche degli Albi Pretori nell'atrio del palazzo civico (N.d.R.: ancora oggi ivi presenti ma non più utilizzate dall'avvento dell'Albo Pretorio informatizzato), oltre che l'inesattezza della corona antica, palesano, nel tratteggio dei colori, un evidente e davvero vistoso errore nell'inversione completa degli smalti che, così come sono stati tratteggiati, si leggono araldicamente "croce d'argento in campo rosso", che è esattamente il contrario di quello che dovrebbe essere (1).  Stemma Ovada In questi due esemplari la stella domenicana è al suo giusto posto e lo scudo è quello moderno di tipo sannitico, il che, insieme alla stella, è l'unica cosa che vada bene. Ma abbiamo voluto sincerarci altresì se negli esemplari dello stemma ovadese che, verso il 1800, furono appositamente fusi per la loro collocazione sui paletti della ringhiera in ferro dell'ormai scomparso ponte sullo Stura (esemplari oggi rarissimi da trovare perchè andati per lo più dispersi), vi fossero anche in essi delle inesattezze ed infatti, come pensavamo, le abbiamo trovate: la stella sul cuore della croce ha soltanto sei raggi, ed anche la corona non è quella giusta. Se osserviamo poi i due stemmi dipinti uno sul portale esterno del Comune (pitturato su lastra di metallo) e l'altro affrescato sul muro della porta centrale del primo piano, troviamo che il primo è abbastanza esatto in tutti i suoi principali componenti ma, come al solito, notiamo che è cimato da una corona moderna che vorrebbe essere da Comune pur non avendone tutte le caratteristiche. Il secondo, invece, oltrechè portare la corona moderna da Città, che non gli compete, ci presenta la stella domenicana d'oro anzichè d'argento. E, dopo avere alquanto tediato il lettore con questa lunga elencazione, ci siamo chiesti il perchè di tutte queste inesattezze che, purtroppo, esistono e sono osservabili da tutti e che, oltre ad essersi ripetute, hanno sempre lasciato campo libero a diversi esecutori di sbizzarrirsi a loro piacimento senza osservare nessuna regola e che dimostrano incompetenza degli esecutori stessi ed incuria e disinteressamento da parte di coloro che avrebbero dovuto vigilare sulla corretta rappresentazione di un emblema storico che è stato ed è patrimonio antico, inalienabile ed invariabile di tutta la cittadinanza ovadese.
 Stemma Ovada E' forse in considerazione di tutte queste diversità che, nel 1959, l' Amministrazione comunale venne nella determinazione di fare approvare il Gonfalone civico ed in pari tempo lo stemma. Al termine della prassi burocratica, con DPR del 28.9.1959 registrato alla Corte dei Conti il 5.12.1959, il Comune di Ovada venne autorizzato a fregiarsi del sottoelencato stemma: "D'argento alla croce rossa caricata nel centro di una stella d'oro, con ornamenti esteriori da Comune.". Ricordiamo, per inciso, che nella regolamentazione araldica italiana la figura della stella non blasonata, ovvero senza precisazione del numero dei raggi, si intende sempre come avente soltanto cinque raggi. E qui ci pare di poterci permettere alcune osservazioni. La configurazione di questo nuovo stemma, a nostro avviso, è il risultato di un vistoso errore di carattere storico in quanto uno dei principali elementi araldici componenti l'antico stemma ovadese è stato completamente travisato sia nella forma che nello smalto. Per secoli la stella domenicana d'argento ad otto raggi ha brillato sul cuore rosso della croce rossa genovese, ricordando agli ovadesi una loro pagina di storia ed una tradizione secolare. Gli elementi, i documenti, le rappresentazioni figurative che hanno tramandato fino a noi questa distinzione particolare non mancavano e non mancano neppure oggi. Era facile copiare esattamente un elemento araldico come la stella che, se anche non copiata, fosse stata anche soltanto blasonata in descrizione "stella d'argento ad otto raggi" avrebbe indotto l'esecutore del bozzetto ad attenersi alla tradizione storica e secolare ovadese. Questo non è stato fatto e noi oggi ci troviamo con uno stemma ufficialmente approvato, ma che porta in sè un errore (2).  Stemma Ovada Possiamo anche dire che, se si fosse voluto, si sarebbe potuto benissimo fare approvare sic et simpliciter, così come stava e senza alcuna variazione l'antico emblema con tutti i suoi attributi, sia perchè la storia, la tradizione e l'uso secolare comportava di per sè uno "jus" ormai acquisito e contemplato dai canoni araldici moderni, sia perchè la stessa regolamentazione sugli stemmi dei Comuni, Città, Provincie ed Enti vari permette ed ha sempre permesso l'approvazione di antichi blasoni, purchè ne sia comprovata la secolare consuetudine d'uso sia storica che tradizionale. Gli esempi, in questo campo, sono innumerevoli, vedi Alessandria, Tortona, Casale, Novi Ligure ed altri nella nostra stessa Provincia; Torino, Saluzzo, Alba, Asti, Genova, Sarzana, Albenga ed infiniti altri in tutto il territorio nazionale. Il Comune di Ovada non aveva bisogno di uno stemma nuovo perchè ne aveva già uno tradizionale. Semmai, gli si presentava soltanto la necessità di fare approvare quello, modernizzandolo con lo scudo sannitico ed apportandovi quelle modifiche negli ornamenti esteriori da Comune che erano sempre stati lasciati alla discrezione degli esecutori e, particolarmente, nella forma della corona non erano quasi mai stati rispettati. Ed infine un'altra osservazione: mentre si provvedeva per le autorizzazioni dello stemma e gonfalone, si sarebbe potuto richiedere anche la concessione per Ovada del titolo di Città. La cosa non sarebbe stata difficile da ottenersi in quanto l'art. 32 del D.L. n. 651 del 6.6.1943 e che ci pare non sia stato per nulla modificato nelle disposizioni transitorie della Costituzione della Repubblica riguardanti l'araldica comunale, cita testualmente: "Il titolo di Città può essere concesso ai Comuni insigni per ricordi o monumenti storici, che abbiano convenientemente provveduto ad ogni pubblico servizio ed in particolar modo all'assistenza, istruzione e beneficenza e che abbiano una popolazione agglomerata nel capoluogo non minore di diecimila abitanti.". Tutte cose che in Ovada non sono mai mancate e non mancano (3).
Vorremmo concludere questa nostra esposizione augurandoci che queste note possano suscitare l'interesse ed anche l'attenzione e la curiosità dei nostri amministratori i quali, pur impegnati nelle importanti cure della cosa pubblica, non dovrebbero dimenticare che lo stemma civico, quale simbolo graficamente estrinsecato, rappresenta la dignità, il nome, l'onore e la personalità del Comune, considerato nella sua qualità di Ente giuridico pubblico. Tale simbolo, così materializzato e reso quasi corporeo, forma oggetto di dominio e patrimonio dell' Ente comunale e come segno di distinzione non è frutto di vanità, ma essenza di storia, di tradizione, di virtù, nonchè attestazione di secolare nobiltà di sentimenti, di attaccamento alla propria terra e di patriottismo di tutta la popolazione (4).

 Stemma Ovada  Stemma Ovada

 Stemma Ovada  Stemma Ovada

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NOTE del curatore:

1) Evidentemente, gli autori di questi stemmi avevano delle capacità divinatorie. Infatti avevano già allora messo in attuazione quello che, molto tempo dopo, l'avvento delle autonomie regionali avrebbe poi disposto con decreti appositi: che i Comuni potessero, ed in alcuni casi dovessero, fregiarsi dello stemma della Regione. E lo stemma della Regione Piemonte è, appunto, croce d'argento in campo rosso.
2) L'Autore, con queste parole, intende fare capire che la stella d'oro a cinque punte non è stata per nulla casuale, bensì 'voluta' da chi ha elaborato il nuovo stemma, anche perchè non si capisce il motivo per cui di tutti gli elementi componenti lo stemma, ne sia stato modificato solo uno. In ambienti politici di 'destra' correva anni fa la maligna voce che tale stella, guarda caso, è la stessa stella d'oro che brillava, assieme alla falce ed al martello, sulla bandiera dell'ex Unione Sovietica e, sempre guarda caso, a quel tempo l'amministrazione comunale era totalmente di 'sinistra'. Non ci sentiamo di avallare tale malignità; preferiamo supporre, e probabilmente è questo il vero motivo, che alla vecchia stella domenicana si sia voluta sostituire la stella italiana che era stata da poco dichiarata nuovo simbolo nazionale.
3) Nel 1993 è stata concesso anche ad Ovada il privilegio di fregiarsi del titolo di Città e, pertanto, di assumerne la corona sul suo stemma.
4) Le speranze dell'Autore sono state esaudite una ventina d'anni fa, quando il Comune ha richiesto la modifica e del Gonfalone e dello Stemma civico che, attualmente, presenta ogni cosa giusta al posto giusto, compresa la corona, che non è, più, ovviamente, quella comitale, bensì quella di "Città":

 Stemma Ovada

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