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Lo Stemma Civico di Trisobbio.


Articolo n. 91 - Pubblicato su "La Provincia di Alessandria" del Gennaio-Marzo 1985

 Stemma Trisobbio La tradizione popolare e le leggende conservate fino ad oggi presumono che il paese di Trisobbio sia stato fondato da tre famiglie di uomini savi e sobrii, e da questa congettura ne derivi il nome.
Per la storia, sappiamo che nell'anno 1041, Guido, Vescovo di Acqui, sottometteva al Monastero di S.Pietro l'antica abbazia di S. Stefano che aveva sede in Trisobbio e che fu, in tempi più recenti, abbandonata dai monaci e non più officiata. L'antico borgo era circondato di mura, con due porte di ingresso delle quali oggi non rimane vestigia, sebbene un ingresso del paese dal lato orientale mantenga tuttora la denominazione di Porta dell'Annunziata per un'antica porta di tale nome. La località ancora oggi detta "Castello", ci indica il luogo dove un tempo sorgeva l'antico fortilizio. Il cosidetto castello attuale è una costruzione eseguita nei primi anni di questo secolo sulle antiche vestigia del vecchio maniero.
Nel 1198 i Marchesi di Occimiano, comproprietari della terra insieme a quelli del Bosco e di Uxecio (Belforte), cedevano i loro diritti sulla terra e sul "castrum Trexobrii" al Comune di Alessandria. A loro volta i Del Bosco e De Uxecio, nel 1217 e 1218, cedono la loro restante parte del territorio al Comune di Genova che, nel 1224, per atto di Andalone Da Bologna, suo Podestà, ne infeuda il territorio a favore degli stessi Marchesi Del Bosco i quali, da ex proprietari ne diventano feudatari dipendenti da Genova.
Il Comune di Alessandria, vantando i suoi diritti, occupa le terre di Trisobbio per breve tempo perchè nel 1227 Genova si riprende il paese e lo riconsegna ai Bosco che vi mandano come loro governatore un tale Ugo di Rossiglione. Nel 1240 Federico II, dietro pressione del Marchese di Monferrato Bonifacio, restituisce la terra di Trisobbio al ramo aleramico dei Marchesi di Occimiano. Ritornato il paese in possesso dei genovesi nel 1340, il Doge Simone Boccanegra infeuda Trisobbio a Tomaso Malaspina. Da questi passa ad Antonio Malaspina nel 1344 e agli eredi di quest'ultimo viene confermato dai Genovesi nel 1376, 1378, 1390 e 1404.
 Stemma Trisobbio La Repubblica di Genova nel 1419, per trattato con il Duca di Milano Filippo Maria Visconti, rinunzia definitivamente a Trisobbio in favore dei Paleologo, marchesi del Monferrato e successori degli estinti Aleramici. Nel 1535 la terra di Trisobbio verrà infeudata con titolo marchionale ad un ramo della famiglia genovese degli Spinola, che ne resterà feudataria, sotto l'alto dominio di Mantova prima e del Ducato di Savoia poi, fino all' anno 1798.
Passato il periodo napoleonico, Trisobbio ritornerà a fare parte degli Stati del Regno di Sardegna.
Come tanti altri paesi, Trisobbio non aveva stemma civico. Nei tempi feudali gli atti, di solito, venivano autenticati con il sigillo del feudatario ed il blasone di quest'ultimo garriva al vento sui vessilli alti sulle torri dei manieri, ad indicare signoria e dominio. Soltanto i centri più importanti, le città sedi di governo, le comunità, le repubbliche ed i principati inalberavano uno stemma esclusivo che si è perpetuato nei secoli e che ancora oggi vediamo raffigurato sui gonfaloni comunali. I comuni rurali, non avendo giurisdizione feudale propria ed essendo soggetti a quella delle città o di un feudatario, non ebbero in principio uno stemma, cosicchè l'assunzione di un simbolo araldico distinto avvenne molto più tardi quando essi cominciarono a rendersi indipendenti di fatto, se non di diritto, dalle autorità vescovili od imperiali, per diventare comuni liberi.
Ciononostante, ancora oggi moltissimi comuni sono sprovvisti di un simbolo rappresentativo particolare. Questo è il caso del Comune di Trisobbio che, già nel 1973, deliberava l'adozione di un suo stemma e gonfalone.
Premettendo che lo stemma di una comunità dovrebbe essere la rappresentazione visiva, fedele e chiara della tradizione, della storia e delle alterne vicende che questa comunità ha trascorso nei secoli e che queste componenti restano ancora oggi il patrimonio storico, culturale, sentimentale ed anche folkloristico di tutti i cittadini che ad esse sono affezionati e da esse traggono insegnamento e sprone per sempre meglio operare per il bene e la prosperità della comunità tutta, l'Amministrazione Comunale di Trisobbio approvava il 18 dicembre 1973 il progetto di un blasone che, graficamente, fosse fedele e conforme al suo contesto storico.
Ecco perciò ricordate sul capo dello stemma le armi della Repubblica di Genova, della quale Trisobbio fece parte per oltre un secolo; degli Aleramici, Marchesi di Monferrato che tennero la terra per 259 anni e che indicano altresì l'appartenenza attuale, storica e geografica alla terra monferrina; e quelle della famiglia genovese degli Spinola, un ramo della quale ebbe la Signoria del paese con titolo marchionale per 263 anni, dal 1535 al 1798.
Per la tradizione, ancora oggi radicata, che vuole Trisobbio fondata da tre famiglie di uomini sobrii, è stata usata un'allegoria araldica, quella dei tre plinti d'argento in campo azzurro. I plinti, in araldica, hanno un significato molto preciso: quello di mattoni di fondazione e rappresentano la costanza dei fondatori e la stabilità delle costruzioni fondate. L'argento è il metallo indicativo della concordia, della temperanza e della sobrietà. Il castello sul monte ricorda l'antico "Castrum Trexobrii" e le due porte che nei secoli passati davano accesso al borgo murato verso oriente ed occidente. Infine il colore azzurro che campeggia sulle due partizioni maggiori dello scudo è indice di devota fedeltà alla patria, perseveranza nel lavoro proficuo ed un voto di speranza in ogni bene.
Lo stemma di Trisobbio è oggi una realtà. Con suo decreto n. 1296 in data 29 marzo 1982 il Signor Presidente della Repubblica lo ha approvato autorizzandone la concessione d'uso con relativo Gonfalone.

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