Benvenuti su www.nonsoloovada.it!

Pietro Duina e il suo "Americano" di Ovada

di Federico Borsari - 6 Giugno 2024


La parola "Americano" del titolo non è riferita ad un cittadino degli States (o dell'America Latina), bensì ad un cocktail che fu ideato all'inizio del Novecento e che ebbe una rinomanza mondiale per oltre trent'anni. Dimenticato e soppiantato poi per circa mezzo secolo da altri tipi di cocktail più "elaborati", da qualche tempo è stato rivalutato ed oggi è tornato a fare la sua ottima parte nel panorama del beverage internazionale.
Da questa premessa avrete capito che oggi ci occuperemo di "Mixology", cioè di quella che una volta si chiamava "méscita" e che è diventata una vera e propria arte, cioè la capacità di "creare" cocktails e/o long drinks "mettendo insieme" liquori di vario tipo e natura.
In particolare, oggi ci occuperemo dell' Americano che, volendo paragonare l'evoluzione dei cocktails ad un albero genealogico, risulta essere padre del Negroni, figlio del Milano-Torino e nipote del Vermouth e del Bitter.
Ma chi era Pietro Duina? E che c'entra l'Americano con Ovada?
Lo vedremo tra poco ma, come al solito, cominciamo prendendola "da lontano" con un po' di storia dei cocktails

Il Vermouth

 Vermouth Il Vermouth (o Vèrmut) è uno dei due "nonni" dell'Americano. E' un vino "aromatizzato" ottenuto mediante l'infusione di erbe aromatiche di diverse specie.
La tradizione dei vini aromatizzati italiani è assai antica (risale all'antica Roma); il Vèrmut fa parte di questa tradizione ed era prodotto, a livello locale e famigliare, già molto prima che Benedetto Càrpano ne fissasse la composizione e, nel 1786, ne iniziasse la produzione a livello "industriale", dandogli tale denominazione. Da allora, il Vèrmut è diventata una delle "basi" da cui derivano moltissimi cocktails e long-drinks. La composizione del Vèrmut è "storica" e tutelata dalle leggi dello Stato, in particolare da una Legge del 1958 che ne fissa le caratteristiche.


Il Bìtter

 Bitter Il Bìtter (la cui denominazione ufficiale è "Campàri Bitter" o, semplicemente, "Campàri") è il secondo "nonno" dell'Americano e si tratta anche in questo caso di un'infusione di erbe in una soluzione di acqua bollente ed alcool puro a cui si aggiunge poi sciroppo di zucchero, acqua distillata e coloranti.
Il Bìtter fu "creato" a Milano, negli Anni Settanta dell'Ottocento, da Gaspare Campàri, un "mescitore" piemontese (di Novara) che si era lì trasferito nel 1860.
Da allora il Bitter Campàri è diventato uno dei "brands" italiani più apprezzati e conosciuti nel Mondo ed è anch'esso una delle "basi" più utilizzate nella Mixology internazionale.

Milano-Torino

 Milano-Torino Il "Milano-Torino", detto anche "Mi-To", è stato il primo cocktail "costruito" con il Vèrmut ed il Bìtter e si dice che fu proprio Campàri ad "inventarlo" verso la fine dell'Ottocento, riscuotendo fin da subito un grande successo.
Questo cocktail, molto semplice, appartiene, come i suoi successori (Americano e Negroni) alla categoria "build"; viene cioè "costruito" versando direttamente gli ingredienti in un apposito bicchiere.
La preparazione è molto semplice: si versano due parti uguali di Vèrmut (rosso) e di Bìtter e si guarnisce con la scorza d'arancia.
Nei locali "storici" lo si serve in bicchieri "old fashioned" appositamente ghiacciati; la variante "moderna" lo vede "mixato" in bicchieri di tipo "tumbler basso" già riempiti di ghiaccio. (Credit Photo: coqtailmilano.com)

Americano

 Americano L'"Americano", che è il mezzo attraverso cui andremo a parlare del nostro Pietro Duina, è da considerarsi il "figlio" del Mi-To e deve la sua composizione ed il suo nome ai turisti americani (statunitensi) che all'inizio del Novecento frequentavano Milano e che erano soliti utilizzare il Seltz per dare un tocco di frizzantezza alle bevande.
L'Americano è, quindi, una "variante" del Milano-Torino e consiste in due parti uguali di Vèrmut rosso e di Bìtter ed una spruzzata di Seltz. Furono poi gli stessi "americani" a desiderare che questo cocktail fosse servito nel tumbler basso riempito di ghiaccio, così come erano abituati a fare nel loro Paese. (Credit Photo: cookist.it)

Figli (legittimi ed illegittimi) dell'Americano

L'Americano ebbe un figlio legittimo, "creato" a Firenze nel 1920 quando il Conte Camillo Negroni chiese al bartender del Caffè Casoni di servirgli un Americano senza Seltz ma con l'aggiunta di Gin. Nacque così il "Negroni", che viene "costruito" mixando nel tumbler basso riempito di ghiaccio tre parti uguali di Vèrmut rosso, Bìtter e Gin.
A questo figlio legittimo se ne aggiungeranno, nel tempo, diversi altri "illegittimi" che, mantenendo ferme le basi (Vèrmut e Bìtter), al posto del Gin utilizzano altri tipi di liquori (spumante per il "Negroni Sbagliato", vodka per il "Negroski", tequila per il "Negroni Messicano" e molti altri).

Ma prima di arrivare al nostro Americano ovadese, dobbiamo tornare un attimo indietro all'Ottocento e, precisamente, al 1835.

La ditta Cora di Torino-Asti

Nel 1835 i fratelli Giuseppe e Luigi Cora fondano a Torino la ditta "G.& L. F.lli Cora". La loro attività si rivolge subito alla produzione di un tipo di Vèrmut che si rivela talmente buono da essere gradito anche dalla Famiglia Reale, che li nomina "fornitori della Real Casa".
La loro fama diventa subito grande sia in tutto il Regno che all'estero, in special modo negli Stati Uniti d'America, dove la loro ditta è la prima, nel 1838, ad esportare il Vèrmut torinese ed a riscuotere un enorme successo con richieste talmente numerose da rendere necessaria la realizzazione, nel 1859, di un grande stabilimento di produzione a Costigliole d'Asti.
La ditta, particolarmente attenta all'andamento delle mode, inizia poi a produrre anche altri tipi di liquore, tra cui un tipo di "Americano" apprezzatissimo nei mercati d'oltreoceano.
Ed è proprio negli anni a cavallo tra Ottocento e Novecento che nello stabilimento astigiano dei Fratelli Cora troviamo un operaio, tal Pietro Duina, talmente bravo che qualche anno dopo, giovanotto poco più che ventenne, ritroveremo in Ovada, dove fonderà una sua ditta che, anch'essa, mieterà enormi successi sia in Patria che all'Estero.

Pietro Duina ad Ovada

Le origini del cognome Duina sono bresciano-bergamasche e Pietro Duina, figlio di Giuseppe, nato nel 1879 a Bergamo (o nelle vicinanze) si trasferisce con la famiglia (tra cui anche il fratello minore Ettore, più giovane di una decina d'anni) in Ovada da Asti verso la fine dell'Ottocento. La sua grande perizia ed abilità nel mestiere gli fa trovare subito impiego presso la prestigiosa Distilleria Carlo Repetto di Ovada, che aveva sede in Corso Regina Margherita (allora denominato popolarmente "Giro dei Piani" ed attuale Corso della Libertà) e che, oltre all'attività di produzione e commercio di vini, produceva anche Vèrmut e liquori di vario genere.
Non passa molto tempo che le sue qualità professionali e, soprattutto, imprenditoriali, lo mettono in condizione di acquisire dal Repetto, nel 1902, la sezione della distilleria, a cui imprime una svolta tecnica talmente innovativa ed importante che due anni dopo, nel 1904, partecipa all'Esposizione Internazionale di Parigi e vince la Medaglia d'Oro. Nell'anno seguente vince un altro importante premio ad Asti, dove si presenta con una "Melchizedec" (il formato più grande di bottiglia) di Vermouth alta tre metri. Nel 1906, poi, vince il Primo Premio all'Esposizione Internazionale Vinicola di Genova.
A partire da questo momento, per il giovane Pietro la strada del successo è spianata ed è proprio in questi anni che egli, forse uno dei primi in Italia, comprende l'enorme importanza della "pubblicità" per la promozione del suo business ed inizia ad utilizzarla, come si direbbe oggi, "a tappeto".
A quell'epoca non esistevano nè radio nè televisione e gli unici mezzi "pubblicitari" a disposizione erano i giornali, le affissioni e le "scritte murali". Pietro Duina, quindi, intraprende una martellante campagna pubblicitaria inserendo centinaia di "banner" sui giornali locali, regionali e nazionali, facendo affiggere migliaia di manifesti soprattutto in Piemonte e Liguria ed allestendo enormi "scritte murali" su case e fabbricati, in particolar modo su quei fabbricati dove egli andava aprendo, uno dopo l'altro, caffè, ristoranti ed alberghi. A tutto ciò aggiunge anche la pubblicazione di migliaia di "cartoline postali", che a quei tempi erano il mezzo più utilizzato per comunicare. In breve, un vero e proprio "bombardamento" mediatico di cui possiamo vedere di seguito alcuni esempi.

 Pubblicità
 Pubblicità
 Pubblicità
 Pubblicità
 Pubblicità
 Pubblicità
 Pubblicità

Come si può vedere, dallo stabilimento di Pietro Duina uscivano molte "specialità", che ben presto conquistarono un posto d'onore nel panorama dei liquori del primo Novecento italiano. L'attività assunse ben presto dimensioni tali da rendere possibile la costituzione di un'apposita società, che venne fondata il 18 Aprile 1909. Si trattava di una Società Anonima per Azioni denominata "Società Anonima Distillerie Pietro Duina Ovada", con capitale versato di 150.000 Lire (circa 650 mila Euro di oggi). Vennero emesse 1500 Azioni al portatore di 100 Lire ciascuna.

 Azione

Il Consiglio di Amministrazione della nuova Società era composto da diversi esponenti della ricca borghesia della zona ovadese. Il Presidente era il Marchese Pinelli-Gentile di Tagliolo, il Vice Presidente era il presidente di un Istituto Bancario piemontese assai rinomato e tra i membri si annoveravano esponenti di altri istituti bancari di Alessandria e di Novi Ligure, avvocati e stimati professionisti. Pietro Duina era Direttore Tecnico e Amministratore Delegato.

Con la costituzione della società l'attività di Pietro Duina ebbe un'ulteriore grande spinta commerciale, che nei cinque anni seguenti portò il suo nome (e quello di Ovada) alla ribalta anche internazionale.
In effetti, dopo aver istituito un deposito a Genova-Sampierdarena, da lì la ditta iniziò una massiccia esportazione via mare dei suoi prodotti (con particolare attenzione all'"Americano", che era denominato "American Duina") verso "le Americhe", cioè verso gli Stati Uniti e verso i vari Paesi dell'America Latina (dove a quei tempi molto numerosi erano gli emigrati Italiani, tra cui anche moltissimi Ovadesi). Inutile dire che anche là, grazie alle martellanti campagne pubblicitarie ma, soprattutto, alla bontà e qualità dei prodotti, i liquori di Pietro Duina ebbero una risonanza ed un apprezzamento veramente enormi, a tal punto da rendere necessaria la costituzione di una succursale ed uno stabilimento a Lima, in Perù.
Si può quindi agevolmente affermare che il quinquennio 1909-1914 fu il periodo di massimo splendore dell'attività di questo geniale imprenditore il quale, qui in Ovada, era divenuto anche un personaggio importante sotto il profilo politico e sociale; ma di questo parleremo tra poco.
E' da ricordare anche, a proposito della sua capacità imprenditoriale, il fatto che egli fu sicuramente il primo in Ovada (e tra i primi in Italia) a praticare la sponsorizzazione degli eventi sportivi. In effetti, a quei tempi le corse ciclistiche erano le competizioni più "gettonate" e la ditta Duina "sponsorizzava" tutte le manifestazioni ciclistiche che si svolgevano nella zona, manifestazioni che, immancabilmente, avevano il traguardo di fronte al suo stabilimento, all'interno del cui cortile, a fine corsa, si svolgevano le premiazioni, corredate da adeguati rinfreschi in cui si potevano "degustare" le varie specialità della casa.

In questo periodo Pietro Duina, che aveva ormai da tempo dismesso la tuta del distillatore per indossare il doppiopetto dell'industriale (nel frattempo, nel 1913, era stato insignito dell'onorificenza di Cavaliere della Corona d'Italia) aveva assunto un'importanza significativa a livello nazionale ed il suo nome era ormai famoso nell'ambiente dell'enologia italiana, tanto che veniva sempre più spesso interpellato come consulente da parte delle varie realtà italiane (aziende, enoteche, ecc.) che in quel periodo stavano sorgendo o si stavano riorganizzando. Egli era sempre molto disponibile a "dare una mano" e questo lo portava ad intraprendere molti viaggi che lo portarono nelle varie regioni italiane, dove contribuì alla fondazione di importanti realtà enologiche che ancora oggi sono tra i vanti della nostra penisola.
Se questa sua attività lo portava spesso lontano da Ovada, la sua azienda ovadese continuava imperterrita a macinare utili, tanto che nel Maggio 1911 fu effettuato un aumento di capitale a 200.000 Lire. Ma il tramonto, che nessuno si aspettava, era vicino, ed arrivò con lo scoppio del Primo Conflitto Mondiale.
L'inizio di quell'immane tragedia che fu la Prima Guerra Mondiale, che tanto dolore e tanti lutti provocò sia nel vecchio che nel nuovo Mondo, causò anche, come era prevedibile, il quasi totale blocco degli scambi commerciali e precipitò le comunità mondiali in un periodo di dolore e preoccupazione che cancellò anche gli ultimi residui di quella che era stata la cosidetta "belle epoque", spazzando via da un giorno all'altro le speranze di tutto un mondo che, erroneamente, si era cullato nell'illusione di un futuro libero da guerre e conflitti.
In questo cupo panorama europeo e mondiale, furono quindi moltissime le realtà commerciali, soprattutto quelle di respiro internazionale, che subirono fortissimi contraccolpi e che dovettero soccombere. Tra le tante ci fu anche la società ovadese di Pietro Duina, che fu sciolta il 17 Novembre 1914.

La figura di Pietro Duina nell'Ovada del Primo Novecento

Come abbiamo appena visto, Pietro Duina, come tanti altri "immigrati" in Ovada di fine Ottocento, fu un personaggio importante sotto il profilo imprenditoriale ma, come tanti altri, assunse ben presto anche un notevole "peso" sia in ambito sociale che amministrativo.
Di idee molto chiare e con uno spirito imprenditoriale di primo livello, Duina si dedica fin da subito alla vita ovadese, e non solo nel campo dell'enologia. Già nel 1905 si schiera, anche con pubblicazioni ed articoli, contro la nuova legge sui fallimenti che, a suo dire, facilita le "manovre" di coloro che sui fallimenti speculano per arricchirsi. Nel 1909 viene nominato membro della Commissione Comunale per la revisione dei Dazi (le tasse di allora). Nel 1910, dopo un tira-e-molla molto cavalcato dai giornali del tempo, si candida alle elezioni comunali, viene eletto con 736 voti (terzo come numero di preferenze) e viene nominato Assessore nella seduta del 24 Settembre.
Durante la sua attività come Assessore al Dazio, oltre ad occuparsi attivamente della cura delle finanze comunali, si attiva anche, nel 1910, per riuscire a dotare la città del primo servizio telefonico pubblico, che riesce ad istituire, dopo due anni di opposizioni preconcette e di "boicottaggi" politici, nel 1912. In seguito alle numerose difficoltà e probabilmente disgustato dalle diatribe squisitamente "politiche", nello stesso anno presenta le sue dimissioni da Assessore e Consigliere, dimissioni che il Sindaco di allora, Avv. Giuseppe Grillo, "congela" per alcuni mesi nella speranza di un ripensamento che non avviene e, pertanto, il mandato di Pietro Duina termina il 23 Ottobre 1912 e da quel momento egli si disinteressa completamente alla vicende politico-amministrative della città.
Ciò non gli impedisce, comunque, di partecipare in altri modi alla vita sociale di Ovada e, l'anno seguente, viene nominato Segretario del Patronato Scolastico, l'Ente di diritto pubblico che a quell'epoca, in ogni comune italiano, aveva il compito di provvedere all'assistenza degli alunni delle scuole elementari e materne.
Nella vita sociale ovadese di quegli anni, inoltre, troviamo anche alcuni cenni ad altri esponenti della famiglia. Il fratello minore, Ettore, si era dedicato allo studio del canto lirico e, come risulta dai giornali dell'epoca, si era esibito come Baritono al Teatro Torrielli nel Luglio 1912 nell'ambito di un concerto dedicato ai giovani musicisti ovadesi. Anche la Sig.ra Colombina Duina (che presumiamo fosse la moglie di Pietro) compare alcune volte nell'ambito di iniziative di carattere benefico e sociale.

Il "dopo Ovada" di Pietro Duina

Come abbiamo visto, la ditta ovadese di Pietro Duina cessò l'attività nel 1914. Dopo gli anni tragici del Primo Conflitto Mondiale lo ritroviamo a Genova, dove apre un ufficio commerciale e riprende l'attività di consulente senza peraltro mancare di ricoprire, anche lì, diversi importanti incarichi.
Nel 1922 viene nominato membro della Commissione dei Creditori della Camera di Commercio Genovese; nello stesso anno viene nominato Console per la Liguria dell'Unione Italiana Vini. Nel 1924 entra a far parte del Collegio dei Sindaci della prestigiosa industria genovese "Ansaldo" ed è Presidente Onorario dell'Associazione Proprietari di Alberghi, Ristoranti e Bar di Genova. Nel Luglio dello stesso anno, inoltre, viene nominato Presidente del Comitato Ligure per l'Esposizione Nazionale di Chimica pura ed applicata all'industria. Nell'Ottobre 1924 gli viene infine conferita l'onorificenza di "Cavaliere Ufficiale della Corona d'Italia". Queste sono le ultime notizie della vita e dell'attività di Pietro Duina che riguardano il suo periodo ovadese-genovese.

 Famiglia Duina Nei decenni seguenti, prima e dopo il Secondo Conflitto Mondiale, si hanno notizie di Pietro Duina a Sondrio, in Valtellina, dove si trasferisce con la famiglia (foto a lato; courtesy by Elena D'Aquanno) e dove dimostra, ancora una volta, le sue particolari doti professionali ed umane contribuendo alla ricostruzione post-bellica dell'Ospedale, di cui diventerà anche Presidente ed in cui morirà, nel 1952, all'età di settantatre anni.
Negli Anni Trenta (1933) lo avevamo anche trovato tra i promotori della "Mostra Mercato dei Vini Tipici d'Italia" di Siena, prima esposizione nazionale di tale genere, organizzata dall'Ente Mostra Mercato Nazionale dei Vini a Denominazione di Origine e di Pregio, ente co-fondato da Duina e che aveva sede nella Fortezza Medicea di Siena, nello stesso luogo ove tra pochi mesi riaprirà i battenti la prestigiosissima "Enoteca Italiana di Siena" grazie all'impegno ed alla volontà della Dott.ssa Elena D'Aquanno, che con questa grande ed impegnativa iniziativa imprenditoriale intende onorare nel migliore dei modi la memoria di suo nonno, Pietro Duina.

Cosa rimane oggi in Ovada di Pietro Duina

Della decina di anni di attività di Pietro Duina nella nostra città, purtroppo, rimane ben poco. A parte alcuni articoli, apparsi sul "Il Corriere delle Valli Stura ed Orba" (pubblicato a partire dal 1896 da un altro "immigrato", il Comm. Federico Borsari, nonno di chi scrive) fisicamente rimangono solo due cose.
La prima è una parte del complesso industriale che, come abbiamo detto, era ubicato in Corso Regina Margherita (attuale Corso della Libertà) nello slargo cosidetto "di Carubòun". In questo edificio aveva sede lo stabilimento enologico e la distilleria Carlo Repetto, di cui Duina fu dapprima collaboratore e da cui rilevò poi il ramo distilleria nel 1902.
Non è stato facile individuare con precisione ciò che rimane oggi di quella struttura, che a quell'epoca occupava tutto l'isolato delimitato da Corso Regina Margherita, via Cavour, via Fiume e via Siri poichè nel tempo oltre metà del complesso è stata demolita ed al suo posto sono sorti ben quattro grandi palazzi di civile abitazione. Un'accettabile rappresentazione grafica di quello stabilimento la si è potuta desumere dal disegno presente sulle etichette dei liquori Duina:

 Disegno Stabilimento Ovada

Da questo disegno, sul cui sfondo è fantasiosamente rappresentata una ferrovia (si tratta probabilmente della Ferrovia Ovada-Alessandria, realizzata nel 1906-1909), risulta un fabbricato industriale con ampio cortile con al suo interno una casa adibita ad abitazioni ed uffici. Nella parte posteriore è invece rappresentato un ampio giardino con tanto di tempietto in stile ellenistico e fontana.
Questa immagine, parzialmente fantasiosa come tutte le immagini promozionali di quel tempo, presenta comunque diverse aderenze a quello che si può vedere sul Catasto Ovadese degli Anni Venti del Novecento:

 Catasto

La stessa zona, oggi, si presenta così (Credit: Google Maps):

 Mappa Google

Sovrapponendo le due immagini, si ottiene questo risultato:

 Fusion Images

Questo è il prospetto attuale frontale (Credit: Google Maps):

 Mappa Google

...e questo è il complesso visto dall'alto (Credit: Sandra Repetto "Eterea"):

 Vista dall'alto

La seconda cosa che rimane di Pietro Duina in Ovada è una bottiglia, che abbiamo trovato dopo una lunga ricerca e che appartiene ad un collezionista ovadese.

 Fusion Images

Abbiamo visto in precedenza come dallo stabilimento di Duina uscissero diverse tipologie di liquori; dal Vermouth all'Amaro, dal Cordiale al Millefiori delle Alpi, dallo Champagne all'Americano e tanti altri. Questa bottiglia contiene una rarità, il "Maraschino di Zara", un liquore tipico della Dalmazia la cui commercializzazione iniziò alla metà del Settecento e che nell'Ottocento divenne internazionalmente famoso grazie alle Distillerie Luxardo (che lo produce ancora oggi a Padova con la denominazione di "Maraschino Originale" mentre la denominazione "Maraschino di Zara" è riservata al liquore che viene prodotto, a Zara, dalla Distilleria Maraska).

Un Cocktail "Americano" dedicato ad Ovada

Lo sapevate che nel 2019 il famoso Bartender Luigi Barberis ha presentato in Ovada, presso l'Enoteca Regionale, un cocktail denominato "Un Americano a Ovada"?
Questo cocktail, derivato dall'"Americano" classico, utilizza il Vino Dolcetto di Ovada al posto del Vermouth ed il Crodino al posto del Seltz. Di seguito il video promozionale (Credit: MixerPlanet):


Se vi capita di passare in Alessandria, in Via Vochieri, presso il Bar degli Artisti, provatelo e poi fateci sapere com'è.

Si ringrazia:
- la Dott.ssa Elena D'Aquanno, nipote del Comm. Pietro Duina;
- il Sig. Ivo Gaggero dell'Accademia Urbense di Ovada per le accurate ricerche archivistiche;
- il Parroco di Ovada, MM.RR. Sac. Maurizio Benzi per l'accesso ai registri parrocchiali;
- la Sezione Urbanistica della Ripartizione Tecnica Comunale per l'accesso alle planimetrie catastali storiche;
- il Sig. Giacomo Campora-Isnaldi per la consulenza tecnica in materia di liquori e distillati;
- il Dott. Mario Pastorino per la disponibilità e cortesia;
- tutte le persone interpellate, che hanno contribuito con memoria personale alla ricostruzione storica.