L' antico Ponte sullo Stura..
Articolo n. 21 - Pubblicato su "Il Monferrino" dell'Ottobre 1969.
Durante questi giorni nei quali gli ovadesi vedono sorgere il modernissimo
ponte sullo Stura, mi sembra doveroso dare qualche notizia storica
sull'antico ponte che ancora sorge accanto a quello nuovo (1) e che
fino ad oggi, malgrado gli anni trascorsi, le impetuose piene del
fiume (si pensi che il vecchio ponte resistette financo al disastro
della diga di Molare del 1935 dove altri ponti ben più solidi
e moderni crollarono) e l'opera, talvolta nefasta degli uomini, ha
svolto la sua funzione di smaltimento del traffico, di anno in anno
sempre più caotico e vorticoso, che conduce in Ovada dalla direttrice
di Milano-Novi.
In tempi assai remoti il castello di Ovada sorgeva isolato alla confluenza
dei due fiumi (2); i ponti non esistevano ancora e l'unico accesso
al borgo di Ovada dalle due parti poteva avvenire unicamente per guadi.
E' da tener presente che anche il nome stesso di Ovada deriva dal
lativo 'Vada, Vadum', che significa 'guado'.
La necessità di più facili comunicazioni che talvolta erano
impossibili per le frequenti e vorticose piene dei fiumi, particolarmente
durante le stagioni autunnali e primaverili, portò in seguito
alla costruzione di un primo ponte sull' Orba, che andò poi distrutto
durante il crollo della diga di Molare.
Del ponte sullo Stura, che è quello che a noi interessa, abbiamo,
per modo di dire, l'atto di nascita. Trattasi di un' Ordinanza (agli
atti in Archivio di Stato a Genova) del 'Magistrato sopra i negozi
delle Comunità per la Serenissima Repubblica di Genova' ed indiririzzata
al 'Capitano Giusdicente' di Ovada alla data del 31 luglio 1696. Essa
viene qui riportata integralmente anche per l'interesse che può
suscitare oggi nei nostri lettori per il metodo e la forma di quei
tempi:
"....Magistrato sopra Negozi delle Comunità per la Serenissima
Repubblica di Genova.
Ill.mo Signor Capitano, havendo noi deliberato la fabbrica di codesto
ponte a Maestro Antonio Migone, sarà perciò V.S. contento
di dare li Ordini opportuni, perchè li siano prontamente soministrati
da codesta Comunità li materiali necessari e di fare altresì
pubblicare Grida così in detta Comunità come in quella della
villa di Costa, che debba ognuno delli uomini particolari della medesima
dalli anni 17 sino in 60 soministrare una giornata alla detta fabbrica,
oppure soldi 20 per darli a chi travalierà in di lui luogo, al
qual pagamento V.S. obbligherà chi tralascerà di contribuire
la detta giornata ad effetto di sodisfare chi supplirà in sua
vece.
Dal Signore auguriamo a V.S. ogni più vero bene.
Genova li di 31 luglio 1696.
C.Gerolamo Spinola depp.to.
C. Francesco Ognio Can.re..".
Non ci è possibile dire qui, per totale carenza di documentazione
in proposito, se questa fabbrica del ponte venne effettuata ex novo
oppure se possa riferirsi alla ricostruzione di un ponte già precedentemente
esistente in loco e andato distrutto in seguito a qualche disastrosa
piena del fiume od altri eventi (3).
Esso fu, tuttavia, costruito, o ricostruito, in simmetria con l'altro,
con struttura a mezza schiena d'asino e attaccato alla scarpa del
castello. Edificato in mattoni, era molto stretto, gli archi principali
erano due molto aperti con grandi frangiflutti in pietra, altri due
piccoli archi sostenevano la parte discendente verso il greto. Coronava
la parte centrale del ponte una cappelletta ad uso dei gabellieri
e che conteneva anche una piccola edicola di devozione.
Per quei tempi era un bel ponte, e Maestro Antonio Migone, che l'aveva
costruito, ci sapeva fare in fatto di ponti, anche perchè altri
ne aveva già eretti per conto della Repubblica.
All'estremità, dove cominciava la scoscesa rampa che conduceva
al Borgo, fu costruita una porta che si chiamò 'Porta di Stura'.
Nel 1745, in una nota di lavori pubblici da farsi per conto della
Comunità, vi è anche un restauro di detta porta (4).
Il ponte restò tale per oltre 150 anni e su di esso transitarono
non soltanto pacifici viandanti ed innocui carriaggi per il trasporto
di mercanzie, ma anche infinite colonne di armati, artiglierie e salmerie
di tutte le razze che in quei tempi scorazzavano impunemente in lungo
ed in largo per le nostre contrade a causa delle frequenti guerre
dell'epoca.
Nel 1830 i ruderi pericolanti dell'antico castello stavano pregiudicando
anche la stabilità del ponte ma, con la demolizione del castello,
questo pericolo fu scongiurato.
Demolendo il castello nel 1850-55 e, in conseguenza, ricavando il
grande spiazzo dell'attuale Piazza Castello e con la successiva costruzione
del Lungo Stura Oddini, si presentò anche la necessità di
allargare il ponte, che avrebbe dovuto in seguito ospitare il binario
della ferrovia Ovada-Novi, già allora in progetto.
Pertanto il ponte fu, per prima cosa, privato della sua caratteristica
schiena d'asino ed allungato orizzontalmente di due grandi arcate
per portarlo all'altezza della sede stradale e ferroviaria e poi fu
rinforzato ed allargato da entrambi i lati per dare spazio al binario,
alla carreggiata ed ai due marciapiedi pedonali.
Così lo vediamo oggi. Di antico conserva ben poco, e quel poco
che c'è ancora è incorporato nelle strutture moderne.
La ringhiera con gli stemmi di Ovada è ancora quella risalente
al tempo del suo rifacimento.
Oggi, questo vecchio ponte, dopo trecento anni circa di attività
in servizio della Comunità, ben merita di andarsene, con i ringraziamenti
degli ovadesi tutti, dignitosamente in pensione.
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NOTE del curatore:
1) In questo periodo vennero avanzate proposte per mantenere
il vecchio ponte in servizio accanto a quello nuovo, destinandolo
al transito esclusivamente pedonale. Purtroppo, queste proposte non
poterono essere accolte, poichè le arcate del vecchio ponte si
sarebbero trovate sfalsate rispetto a quelle del ponte nuovo, creando
così un notevole impedimento al deflusso delle acque del torrente
in caso di piena. Il vecchio ponte fu, quindi, demolito, e di esso,
oggi, nulla più rimane.
2) Cfr. Articolo n. 20.
3) All'autore qui sfugge il fatto che (vedi Articolo precedente)
verso la fine del 1600, durante uno dei tanti assedi al castello,
in esso avvenne un'esplosione di mine talmente grave da provocarne
una parziale demolizione. Non è, perciò, proibito supporre
che, se esisteva un ponte più antico, essendo esso direttamente
collegato al castello, sia stato anch'esso danneggiato dall'esplosione
a tal punto da renderne necessario il rifacimento.
4) Cfr. Articolo n. 20.