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Bartolomeo Campora di Capriata storico amareggiato ed incompreso.
Articolo n. 80 - Pubblicato su "La Provincia di Alessandria" del Luglio 1983

Egli fu investigatore ricercato e preciso e le origini, le vicende, le dominazioni, le istituzioni, i monumenti ed i personaggi di Capriata attraverso tutti i tempi ed in tutte le loro manifestazioni furono da lui illustrati con forte sentimento di Capriatese attaccato alla terra dei suoi avi. Il suo interesse storico per il paese non si palesò soltanto con la ricerca e la dotta interpretazione di documenti d'archivio, la pubblicazione di essi a sue spese, gli innumerevoli scritti ed articoli editi ed inediti, ma volle agire altresì con l' azione diretta per la difesa e la conservazione di quei pochi resti monumentali che, ai suoi tempi, almeno in parte e malgrado le ingiurie del tempo e degli uomini, testimoniavano ancora un passato di antico valore. Se già le sue pubblicazioni non avevano avuto l'effetto sperato, almeno nei suoi conterranei, l'azione diretta gli costò amarezze e disillusioni che egli non manca di sottolineare in tante sue opere.
Ma chi era in fine Bartolomeo Campora?... Era nato in Capriata d' Orba il 27 dicembre 1841 dai coniugi Giovanni e Rosa Piccaluga. Campora è cognome antico, diffuso fin dai tempi medievali nel territorio, con tradizioni alquanto signorili. Il nonno, anche lui Bartolomeo, era stato Capitano nelle schiere del primo Napoleone dove si era egregiamente distinto. La prima istruzione gli venne impartita dalla mamma, che era una valente maestra. Gli studi di latinità non siamo certi dove gli abbia compiuti, ma ne ebbe certo un ottimo profitto, che traspare dall' accuratezza delle sue traduzioni ed interpretazioni latine. Si iscrisse, nel 1863, all' Università di Genova ai corsi per il notariato, le carriere demaniali e le segreterie giudiziarie. I suoi esami di diritto civile e penale riuscirono con pieno punteggio, ciò che gli diede modo di entrare come volontario alla Procura Generale presso la Corte di Appello di Genova, di dove mosse i primi passi in quella che fu poi la sua brillante carriera che lo portò a ricoprire cariche di estrema importanza in Genova, Ancona, Parma e Torino. Non sappiamo come il Campora, con tutti i suoi impegni di lavoro, i trasferimenti d'Ufficio ed altre incombenze, trovasse il tempo per la ricerca documentaria negli archivi. Tant'è, le opere che ci ha lasciato sono lì a testimoniare la prolificità del suo lavoro.


Sono domande che ci poniamo ma alle quali non possiamo dare alcuna risposta. Aguriamoci soltanto che qualcuno riscopra il Campora e sappia valorizzarlo per quanto si merita. Il Prof. Francesco Poggi, Segretario Generale della Società Ligure di Storia Patria, sodalizio al quale il Campora era iscritto, nel 1921, commemorandone la morte sull'appendice al Fasc. I del Vol. XLIX degli Atti della Società, ci fa un'analisi critica dei lavori del Campora che ci pare indovinata quando afferma che l'opera del capriatese si presenta anzitutto slegata non possedendo di unitario se non il tema stesso che, presentandosi angusto e ristretto, l'autore cerca di innalzarlo e nobilitarlo con l'ampiezza del discorso, cadendo in divagazioni che lo rendono talvolta prolisso e troppo campanilistico. Aggiunge però che: "ove si giudichi nel suo complesso l'opera storica del Campora e se ne riguardino i lineamenti fondamentali anzichè le deviazioni e le mende, che si debba riconoscere come essa non sia nè una facile scorribanda attraverso campi già esplorati e dissodati della storia generale, nè una sciatta e banale raccolta di notizie ed esaltazione di gloriuzze municipali; ma si ponga, nonostante le frequenti ripetizioni e le inopportune digressioni e certe singolari e strane rimembranze dell'autore, quale opera utile tanto al chiarimento od allo sviluppo di taluni punti della storia generale, quanto alla esatta e minuta conoscenza della storia locale.".
Il Campora fu, per noi, un appassionato della sua terra, che amò costantemente se pur non ricevendone molte soddisfazioni. Spinto da questa passione partecipò attivamente alle lotte amministrative e politiche del suo Municipio e, nella misura che gli era consentita dalla residenza e dagli obblighi al proprio ufficio governativo, esercitò per molti anni le funzioni di Consigliere comunale. Per i suoi meriti di fedele servitore dello Stato, fu insignito del Cavalierato dei SS. Maurizio e Lazzaro e della Commenda dell'ordine della Corona d' Italia.
Funzionario integerrimo, raggiunse l'alto grado di Primo Segretario della Procura Generale presso la Corte di Cassazione di Torino. Fu collocato a riposo nel Dicembre 1911 e, da allora, si ritirò stabilmente in Capriata, dove ricoprì per alcun tempo la carica di Sindaco. Fu membro, oltre che della Società Ligure di Storia Patria, della Società Storica Subalpina, della Soc. per gli Studi di Storia, economia ed arte del Tortonese e della Società Studi Storici ed artistici di Alba e territori connessi.
Marito e padre esemplare, aveva sposato nel 1876 Marianna Faveto di Genova, dalla quale ebbe il figlio Giovanni, stimato avvocato in Parma e le figlie Adelina, morta in età infantile, Angioletta, suora delle Pietrine in Sampierdarena e valente pittrice, Rosetta, suora e professoressa, Maria Teresa, maestra, e Maria Felicita.
Riportiamo l' elogio che ne fa il già citato Prof. Poggi: "Fu uomo di profonda fede cattolica che considerava come necessario fondamento della morale, come sicuro presidio del carattere e fermo sostegno dell'educazione. Lavoratore instancabile e credente nella virtù educatrice del lavoro, reputava illegittime e caduche le improvvise ricchezze dovute ad oscure ed impure speculazioni. Si rammaricava vivamente dello scarso interesse dimostrato dalle classi ricche per la storia del proprio paese. Soprattutto sincero, egli professava a fronte alta la sua fede e dichiarava le proprie opinioni.". In ottant'anni di vita, molta della quale trascorsa nelle cancellerie e nelle aule giudiziarie, il Campora era rimasto un puro che non sapeva mentire o, almeno, non aveva imparato le raffinatezze dialettiche della diplomazia. Diceva pane al pane e lo scriveva anche, senza peli sulla lingua e nella penna. Rancori e qualche ostilità non gli furono certamente risparmiati. Restano le sue opere, pulite, lineari, sincere. Si spense serenamente in Capriata il 10 aprile del 1921 ed ai suoi funerali, da lui voluti modesti senza pompa ed apparato, un meraviglioso concorso di popolo li rese grandiosi come degna dimostrazione verso un uomo che, superando ogni risentimento, aveva tanto operato per la sua terra e tanto amato il suo paese.