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Araldica Nostrana: Vernazza liguri e piemontesi.
Articolo n. 124 - Pubblicato su "Il Gazzettino Sampierdarenese" del 31 Maggio 1990

Illustrarono la famiglia: Ettore Vernazza, notaio. Incerta è la sua data di nascita. Munifico benefattore di Genova. Fondatore dell'Ospedale degli Incurabili, che dotò di cospicui beni e di tante altre istituzioni benefiche alle quali dedicò tutta la vita e sostenne finanziariamente con i suoi beni di fortuna. Beneficò altresì Roma e Napoli, fondandovi ospedali e ricoveri per gli incurabili e bisognosi. Un suo biografo, il Banchero, si domanda dove traesse i denari per la fondazione di tante opere di bene e riporta quanto diceva la figlia del Vernazza, la Venerabile Battistina: "Quando mette la mano in qualche cosa, il Signore gli mette lo crescente", e conclude dicendo che non si scorgerà mai opera pia in Genova senza che non si incontri il suo nome. Morì in Genova nel 1524 e la città, memore, gli ha dedicato una strada. Battistina Vernazza, Venerabile, figlia di Ettore e di Bartolomea Risso, o Rizzo, Genova 1497 - 1587). Entrata giovanissima nel monastero genovese delle Grazie (ora non più esistente) ne diventò poi badessa. Donna di altissime qualità morali e religiose, ben dotata di mezzi per eredità paterna, visse beneficiando tutti coloro che si rivolgevano a lei nel bisogno. Fu anche poetessa in lingua italiana e lasciò numerose opere letterarie e poetiche che furono edite dopo la sua morte, avvenuta nel suo monastero di Genova all'età di 90 anni.
Un altro casato Vernazza esiste in Piemonte, quello di Bra, Baroni di Freney, che non crediamo abbia parentela con i Vernazza liguri. Questa famiglia piemontese sarà illustrata da Giuseppe Vernazza (Alba 1745 - Torino 1822). Storico e latinista fu professore di Paleografia all' Università torinese e diede lezioni di storia a Carlo Alberto. Dottissimo nella lingua latina, coltivò con particolare passione la storia del Piemonte. Notevole il suo Dizionario dei topografi piemontesi. L' arma di questo casato è: inquartato, nel I e IV d'azzurro al capriolo d'oro, accompagnato da tre grappoli d'uva d'argento; nel II e III fasciato d'oro e di rosso, col capo d'azzurro, caricato di un albero sradicato d'oro.