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Morto un Papa, se ne fa un altro - Addenda

di Federico Borsari - 21 Maggio 2025


Nel precedente articolo abbiamo illustrato lo svolgimento del Conclave e molte sue curiosità. Abbiamo volutamente tralasciato tante cose, poiché la trattazione, già abbastanza lunga e corposa, avrebbe assunto una prolissità decisamente improponibile. In questo secondo articolo, per chi vorrà avere la pazienza di leggerlo, troverete altre caratteristiche e particolarità che riguardano la figura del Pontefice, lo Stato della Città del Vaticano e tanto altro.

L' Intronizzazione del Papa

Il neo-eletto Pontefice entra nella "pienezza" delle sue funzioni solamente quando viene celebrata quella che oggi si definisce Messa di Inizio pontificato, ma che in passato si chiamava Intronizzazione, cioè "insediamento sul Trono".
Abbiamo detto che il Papa è "quattro volte Re" (tre Regni "religiosi" più il Regno Terreno come Capo di Stato della Città del Vaticano). Il nuovo Papa diventa Capo di Stato al momento della sua elezione; per gli altri "Regni", bisogna attendere l'apposito Cerimoniale, che è sostanzialmente una Messa Papale Solenne durante la quale gli vengono "imposti" i due "Simboli" necessari affinché egli possa espletare le sue funzioni come Padre dei Re e dei Principi, Rettore del Mondo e Vicario di Cristo in Terra. I due Simboli sono il Pàllio (da non confondersi con il "Palio") e l' Anello Piscatorio. Nelle foto sotto (Credit: Vaticano - Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice) vediamo Pallio ed Anello che sono stati imposti al nuovo Papa Leone XIV il 18 Maggio scorso:

Elezione Papa

Elezione Papa

Il Pàllio, che fa parte dell' abbigliamento liturgico del Papa, è una fascia di lana bianca, indossata intorno al collo, che rappresenta una pecora (il Papa è, per definizione, il "Pastore" del gregge dei Cristiani). Tessuta con la lana di agnelli appositamente allevati presso l'Abbazia di San Paolo alle Tre Fontane di Roma (vicino all' EUR; vi consigliamo vivamente di visitarla) e realizzata dalle Monache di Clausura del Convento di Santa Cecilia in Trastevere, presenta due terminali in seta nera (che rappresentano gli zoccoli della pecora), sei croci nere ricamate ed è "fermata" da tre spille, che rappresentano i tre Chiodi della Crocifissione di Gesù Cristo.
L' Anello Piscatorio, che viene infilato la dito anulare della mano destra del Pontefice (con cui impartisce le Benedizioni), raffigura l'immagine di San Pietro (che era, come si sa, un pescatore). Al suo interno è raffigurato lo Stemma del Papa e, all'interno della fascia, viene inciso il suo nome. Questo anello significa che il Papa è il successore di Pietro. Esso accompagna il Pontefice per tutta la sua vita (in tempi passati era anche utilizzato come "sigillo" dei documenti papali). Quando il Papa muore (o, come nel caso di Benedetto XVI, rinuncia al mandato), questo anello, così come tutti i sigilli e timbri papali, viene "biffato" mediante l'incisione di una croce e di alcune righe che lo rendono inutilizzabile (in passato veniva distrutto).

Le Regine "vanno in bianco"

Il Pontefice, quando si svolgono le Cerimomie Papali ufficiali e durante le Udienze, è l'Autorità Assoluta e, pertanto, per nessun motivo si devono indossare abiti che, anche per colore, possano "mettere alla pari" qualcuno con lui. Le regole del Protocollo sono tante, affondano le loro radici nella tradizione e devono essere rispettate da tutti, anche dai cosidetti "Grandi" della Terra, Sovrani (Re e Regine) compresi. In questi casi, per gli Uomini, il colore d'obbligo per l'abbigliamento è il Nero (o, al massimo, il Blu scuro); per le Donne è d'obbligo il Nero con veletta (o mantiglia), gonne lunghe (comunque sotto il ginocchio) e scarpe con tacco basso.
Durante la recente "intronizzazione" di Papa Leone XIV il protocollo è stato abbastanza rispettato; si sono viste, però, alcune consorti di Sovrani che sfoggiavano sfavillanti abiti bianchi. Non si tratta di "provocazioni" o di casi di "lesa Maestà" nei confronti del Pontefice; sono alcune (pochissime) eccezioni che il Protocollo della Santa Sede prevede per casi particolari. Queste eccezioni sono denominate "Privilegio del Bianco", attualmente sono sette e sono ad personam, cioè limitate ad una ben determinata persona fisica. Hanno tale privilegio la Regina di Spagna (Letizia) e sua Suocera, la Regina del Belgio (Mathilde) e la Regina Emerita (Paola) dello stesso Paese, la Granduchessa di Lussemburgo (Maria Teresa), la Duchessa di Savoia (Marina Doria) e, da pochi anni, anche la Principessa Charlene del Principato di Monaco. Nella foto sotto: i Reali di Spagna (Credit: Fanpage)

Reali di Spagna

Il Privilegio del Bianco viene determinato sulla base della religione professata dai Re e dalle loro Consorti. Ad esempio, una Regina Cattolica, se sposata con un Protestante, deve vestire il nero.

Il "Protocollo del Colore" vale, ovviamente, per i Sovrani di religione Cattolica e, altrettanto ovviamente, non vale per i "pari grado" del Papa, cioè per coloro che sono anch'essi a capo di una qualche religione, i quali possono vestirsi, sempre in modo decoroso e rispettoso, come desiderano oppure secondo le loro tradizioni. Fino alla sua morte (2022), l'unica Regnante esente dal Protocollo dei Colori è stata la Regina Elisabetta Seconda d'Inghilterra la quale, essendo il Capo della Religione Anglicana (e, quindi, "pari grado" del Papa) ha sempre sfoggiato elegantissimi "tailleurs" del suo amato colore Lilla.
Nelle altre occasioni di incontro con il Pontefice, valgono sempre le raccomandazioni per un abbigliamento decoroso e rispettoso. Per le Donne, comunque, il presentarsi al cospetto di Sua Santità vestite interamente di bianco viene considerato come un atteggiamento di cattivo gusto.

I fratelli del Papa

Già poche ore dopo la sua elezione, di Papa Leone XIV si è saputo che ha due fratelli, entrambi più anziani di lui, che risiedono negli Stati Uniti d'America. Essi sono stati prontamente cercati, trovati ed intervistati dalle televisioni statunitensi, che ne hanno vivisezionato, come suol dirsi, vita, morte e miracoli, andandone a cercare vizi e virtù da utilizzarsi per celebrare o denigrare il nuovo Pontefice.
John Joseph Prevost, di due anni più anziano del Papa, ha svolto una lunga attività come insegnante nelle scuole Cattoliche della sua città (Chicago) ed è molto "vicino" alla visione ecumenica del fratello Bob (il Papa).
Louis Martin Prevost, il maggiore (73 anni), ha invece intrapreso la carriera militare, di cui è "Veterano", ed attualmente vive in Florida, a Port Charlotte. Contrariamente al fratello John, egli ha abbracciato la teoria M.A.G.A. (Make America Great Again) del Presidente Trump, di cui è diventato attivo sostenitore sia sui social che in trasmissioni televisive.
Entrambi si sono recati a Roma per festeggiare il fratellino Bob, ma la loro differenza di "vedute" li ha portati ad effettuare due visite ben separate, svoltesi con modalità ben differenti.
John si è recato a Roma il giorno seguente all'elezione, ha alloggiato presso l'Istituto Maria Bambina (di fianco al Vaticano, dove abbiamo anche noi avuto modo di soggiornare alcune volte) ed ha discretamente accompagnato il fratello Papa nelle sue prime uscite pubbliche a Genazzano, alla Basilica di Santa Maria Maggiore ed ha assistito alla Messa celebrata nelle Grotte Vaticane (foto sotto - Credit: Vatican Media).

Louis Prevost

Louis, invece, ha fatto parte della Delegazione Ufficiale Statunitense alla Cerimonia di Intronizzazione (delegazione composta dal Vice Presidente James David Vance e consorte, dal Segretario di Stato Marco Antonio Rubio e consorte e, appunto, da Louis Martin Prevost). Nella foto: Louis Prevost con Vance e moglie (Credit: Dagospia)

Louis Prevost

Nonostante la smaccata strumentalizzazione politica della sua presenza, Papa Bob ha affettuosamente abbracciato il fratello maggiore, anche se molti osservatori hanno sottolineato, in quell'occasione, la serietà del Pontefice, molto "compreso" nel suo ruolo.

Il nuovo Pontefice ha sottolineato la sua discendenza da una famiglia di migranti. Considerando il fatto che tutti gli "Americani", a parte i cosidetti "Nativi" (peraltro anch'essi discendenti da migrazioni avvenute nella notte dei tempi), sono "immigrati" (Francesi, Inglesi, Olandesi, Spagnoli, Portoghesi, Irlandesi, Italiani, ecc.), vediamo di capire le origini del nuovo Papa che, rivendicate da vari Paesi, hanno anch'esse un "quarto" di italianità.
I nonni di Robert Francis Prevost furono Salvatore Giovanni Gaetano (detto "John") Riggitano, nato a Milazzo, in Sicilia, il 24 Giugno 1876, emigrato negli Stati Uniti e stabilitosi in Illinois e Suzanne Fontaine, nata nel 1894 a Le Havre, in Francia; il cognome Prevost era il cognome di nascita di sua madre Eugènie.
John e Suzanne si incontrano, si sposano e nel 1917 hanno un primo figlio (John) e, nel 1920, il secondo, Louis, il padre del Papa. Negli anni seguenti il cognome Prevost viene dapprima aggiunto e poi sostituito a Riggitano.
All'età di circa vent'anni, Louis Prevost conosce Mildred Agnes Martinez, nata il 30 Dicembre 1912 a Chicago da una famiglia di origine Creola lì trasferitasi da New Orleans e verso la metà degli Anni Trenta del secolo scorso la sposa. Dal matrimonio nascono i tre fratelli Prevost, Louis, John e, infine, Bob, che già da fanciullo dimostra una spiccata propensione per la vita religiosa (pare che all'età di sei anni giocasse a "dire Messa" sull'asse da stiro della madre). Com'è andata a finire lo sappiamo.

Lo Stato Città del Vaticano

Il Papa è il Sovrano del suo Stato, la Città del Vaticano. Non è qui il caso di illustrare tutte le secolari vicende della cosidetta "Questione Romana", dovrebbero essere sufficienti gli studi fatti a scuola. Ricorderemo solo che tale "Questione" vide il periodo di maggiore contrasto tra Santa Sede e Stato Italiano a partire dal 1870, quando i "Piemontesi", il 20 Settembre, irruppero in Roma atraverso la famosa "Breccia di Porta Pia". A partire da quel giorno, e per quasi sessant'anni, non ci furono contatti diplomatici ufficiali tra il Papa (che, come i suoi successori, si dichiarò "prigioniero" all'interno delle Mura Leonine) ed il Regno d'Italia.
Lo Stato Italiano fece diversi tentativi di conciliazione, tutti rifiutati dal Papato. La Questione Romana fu risolta, dopo anni di contatti e di riunioni più o meno segrete tra gli emissari dei due Stati, nel 1929, con la stipula dei cosidetti "Patti Lateranensi", dal nome del palazzo, sede della Diocesi di Roma, in cui furono sottoscritti il 11 Febbraio per l'Italia da Benito Mussolini, allora Capo del Governo, e, per il Vaticano, dal Cardinale Pietro Gasparri, allora Segretario di Stato.

Oltre a definire la figura del Papa come Capo di Stato (è per questo motivo che nelle occasioni ufficiali gli vengono resi i relativi onori civili e militari) e tutto ciò che regola i rapporti tra Italia e Santa Sede, i Patti Lateranensi definiscono con precisione l'estensione del territorio attuale dello Stato Vaticano:

Stato vaticano

Lo Stato Vaticano è compreso all'interno di una parte delle cosidette "Mura Leonine", che furono volute e realizzate, nella loro prima estensione, da Papa Leone Quarto a partire dall'anno 848 e che furono poi ampliate, innalzate e fortificate ulteriormente nei secoli seguenti da diversi altri Pontefici. In origine, queste mura comprendevano anche Castel Sant'Angelo, il cosidetto "Passetto" e tutta la zona antistante la Basilica, chiamata "Rione Borgo", rione che fu demolito negli Anni Trenta del secolo scorso per la costruzione di "Via della Conciliazione" e dell'attuale Piazza Pio XII (che confina con Piazza San Pietro).
Come si vede, la maggior parte dei confini sono costituiti dalle mura; solamente in corrispondenza della Piazza San Pietro il confine è "aperto", cioè valicabile senza controlli di frontiera (come invece avviene per le diverse "porte" di accesso al Vaticano).
La determinazione dei confini effettuata in occasione dei Patti Lateranensi, pur se accurata, lasciò un paio di "particolarità" mai risolte che, ancora oggi, sono pressoché sconosciute ai non addetti ai lavori. La prima è il cosidetto "Ricciolo d'Italia":

Ricciolo d'Italia

Come si vede, si tratta di uno stretto "corridoio", della larghezza di pochi metri, che costeggia il colonnato di destra della piazza e che risulta, a tutti gli effetti, territorio dello Stato Italiano.
La seconda particolarità la troviamo nell'Aula delle Udienze (Aula Paolo VI, detta anche "Aula Nervi" dal nome del suo progettista - Credit Google Maps):

Aula Udienze

Se avete avuto la fortuna di partecipare ad un'Udienza Papale (o, come chi scrive, ad un concerto) al suo interno, sareste rimasti stupiti nel sapere che la zona del "palco", dove sta il Papa e dove, dietro la scultura della "Resurrezione" del Fazzini è situato un grande organo con cinque tastiere e pedaliera realizzato da Mascioni nel 1972, si trova su territorio della Città del Vaticano mentre la platea (dove stanno i fedeli e/o il pubblico) è in territorio Italiano (o, per meglio dire, territorio Italiano soggetto ad extraterritorialità vaticana).

Extraterritorialità (e tasse)

L'extraterritorialità è una caratteristica precisamente stabilita dai Patti Lateranensi e consiste, fondamentalmente, nella definizione di alcune aree che, pur rimanendo territorio Italiano, ricadono sotto la potestà (governo) del Vaticano. Queste aree, ben specificate in apposite cartografie allegate ai Patti, comprendono due tipi di di territori/edifici.

Le aree comprese nel primo tipo (in cui sono ubicati anche edifici di rilevante importanza) godono dell'extraterritorialità, non possono essere espropriate e non pagano tasse allo Stato Italiano. Esse sono:

- Il complesso di San Giovanni in Laterano (la Basilica, il Palazzo Apostolico e gli edifici annessi compresa la Scala Santa);
- La Basilica di Santa Maria Maggiore e gli edifici annessi;
- La Basilica di S. Paolo fuori le Mura ed edifici annessi;
- Il Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo con relativo parco (residenza estiva del Papa);
- Il Palazzo della Dataria;
- Il Palazzo della Cancelleria;
- Il Palazzo di Propaganda Fide, sede della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli;
- Il Palazzo di San Calisto a Trastevere;
- Il Palazzo dei Convertendi, sede della Congregazione per le Chiese Orientali;
- Il Palazzo del Sant'Offizio ed adiacenze, sede della Congregazione della Dottrina della Fede.
- Il Palazzo del Vicariato;
- Gli immobili sul Gianicolo (il Pontificio Collegio Pio Romeno, il Pontificio Collegio Ucraino di San Giosafat, il Pontificio Collegio Americano del Nord, l'Ospedale del Bambino Gesù, la Chiesa di Sant' Onofrio e relativo convento, la Pontificia Università Urbaniana, l'Area dei Servizi Tecnici della Santa Sede, il Collegio Internazionale di Santa Monica, la Curia Generalizia della Compagnia di Gesù (Gesuiti), il già citato Istituto Maria Bambina, la Chiesa dei SS. Michele e Magno, l'Edificio delle Suore Calasanziane, la Casa delle Suore dell'Addolorata e gli mmobili su Borgo Santo Spirito contigui alla Curia dei Gesuiti).


Le aree comprese nel secondo tipo NON godono dello status di extraterritorialità, ma non possono essere espropriate e non pagano tasse allo Stato Italiano. Esse sono:

- L'Università Gregoriana;
- L'Università della Pilotta;
- L'Istituto Biblico;
- Il Palazzo dei SS. XII Apostoli;
- Il Palazzo annesso alla chiesa di S. Andrea della Valle;
- Il Palazzo annesso alla chiesa di S. Carlo ai Catinari;
- L'Istituti Archeologico Vaticano;
- L'Istituto Orientale;
- Il Collegio Russo;
- Il Collegio Lombardo;
- I Palazzi di Sant'Apollinare;
- La Casa per Esercizi Spirituali presso la Basilica dei SS. Giovanni e Paolo (Padri Passionisti).


Quanto guadagna (e quanto paga di tasse) il Papa

Tecnicamente, il Papa è un "dipendente" della Santa Sede (il suo Datore di Lavoro è Dio) e, come tale, avrebbe diritto ad uno stipendio, che si aggirerebbe sui duemilacinquecento Euro al mese. In realtà, da molti decenni, i Papi hanno rinunciato a tale stipendio, che viene versato nelle casse Vaticane destinate alle Opere di Carità. In effetti, a tutte le necessità del Pontefice (vitto, alloggio, vestiario, cure sanitarie e tutto il resto) provvede la Santa Sede. Poiché, poi, il Papa (a parte il caso del tutto particolare di Benedetto XVI) "non va in pensione", non necessita neppure di una Cassa Previdenziale.
Il Pontefice, come Capo di Stato, può avere accesso al cosidetto "Obolo di San Pietro" (il fondo costituito con le offerte dei fedeli) e può eventualmente disporne per finanziare opere di carità. Alcuni Pontefici lo hanno fatto, altri (Papa Francesco) hanno preferito non utilizzarlo, ricorrendo a fondi personali.
Rimangono fermi gli eventuali redditi "propri" o "personali" derivanti dal possesso di beni mobili e/o immobili, sui quali non si pagano tasse in Vaticano ma che possono essere tassati dagli Stati in cui tali beni si trovano secondo le leggi in vigore.
Poiché il Fisco Statunitense è molto rigido e scrupoloso nel "far pagare le tasse" ai suoi cittadini, anche quelli che risiedono all'estero (e Papa Leone XIV è uno di costoro), viste le particolari condizioni retributive del Pontefice che abbiamo sopra illustrato, con ogni probabilità lo Stato Pontificio dovrà stipulare con il Fisco Statunitense accordi appositi in merito.

Quante "Divisioni" ha il Papa

La retorica domanda "Ma quante Divisioni ha il Papa?" è attribuita a Iosif Vissarionovic Jughasvili (detto "Stalin") e significa, praticamente, "quanti soldati ha il Papa?". Questa frase, pronunciata dall'allora Capo dell'Unione Sovietica alla Conferenza di Yalta nel Febbraio 1945 quando, con Roosevelt e Churchill, si discuteva dei destini del Mondo dopo la Seconda Guerra Mondiale e si valutava in quale conto tenere la volontà del Papa, pare fosse una specie di "ritornello" che Stalin utilizzava (l'aveva già pronunciata dieci anni prima) quando voleva affermare che in Politica Internazionale vale il peso degli eserciti che ogni Potenza può mettere in campo e, beffardamente, sottintendeva che il Papa non conta niente.
A proposito di questa frase, pare che nel 1953, alla morte di Stalin, l'allora Papa Pio Duodecimo abbia dato la sua risposta: "Adesso lo sa!".

La Guardia Svizzera

Se per Stalin uno Stato che non potesse schierare in battaglia almeno centomila uomini non contava nulla, noi, oggi, possiamo dire che l'esercito del Papa conta centotrentacinque uomini ed è la Guardia Svizzera Pontificia, che può essere definita, ancora oggi, una truppa "mercenaria", cioè un esercito di stranieri che, dietro compenso, presta servizio ad un Sovrano.
Le origini di questo corpo militare risalgono al 1506, quando il Papa Giulio Secondo chiamò, appunto, un gruppo di centocinquanta mercenari svizzeri, capitanati da Kaspar von Silenen, a Roma. Si trattava dell'ufficializzazione del patto in precedenza stipulato, nel 1478, da suo zio (vi ricordate del "Nepotismo" di cui abbiamo parlato nel precedente articolo?) Papa Sisto Quarto con la Confederazione Elvetica per il reclutamento di mercenari che avrebbero dovuto costituire l'esercito dello Stato della Chiesa.
Da allora le Guardie Svizzere hanno sempre combattuto per lo Stato Pontificio e per la persona del Pontefice, spesso con grande valore come, ad esempio, nella battaglia di Roma del 1527 (il famoso "Sacco di Roma" da parte dei Lanzichenecchi) dove, al prezzo di 147 caduti su un totale di 189 Guardie, riuscirono a portare in salvo, attraverso il "Passetto" (lo abbiamo già citato, faceva parte delle Mura Leonine collegando il Vaticano con Castel Sant'Angelo ed esiste tuttora) il Pontefice Clemente Settimo.

Guardia Svizzera

Oggi la Guardia Svizzera (Credit Foto: AP News) è l'esercito ufficiale del Vaticano ed il suo compito principale è garantire la sicurezza del Papa. Per essere arruolati nella Guardia Svizzera bisogna possedere precisi requisiti: sesso maschile, cittadinanza elvetica, fede Cattolica, età compresa tra diciannove e trent'anni, altezza superiore a 173 centimetri, celibato ed attestazione di abilità nell'uso delle armi da fuoco e nelle arti marziali. Dopo cinque anni di servizio ci si può sposare.
La gerarchia è formata da nove Ufficiali (tra cui l'Oberst, cioè il Comandante), ventisei sottufficiali e settantotto Guardie, il cui nome corretto è "Alabardieri", poichè l'arma di rappresentanza è, appunto, la lancia di tipo Alabarda.
La Guardia Svizzera svolge oggi principalmente funzioni di rappresentanza (soprattutto in occasioni ufficiali) e compiti di controllo e sorveglianza agli accessi (porte) dello Stato Vaticano assieme alla Gendarmeria Vaticana.
Dopo l'attentato a Papa Giovanni Paolo Secondo del 13 Maggio 1981, un gruppo selezionato di Alabardieri viene specificatamente addestrato a svolgere funzioni, come suol dirsi, di "bodyguard" (Guardia del Corpo); costoro, in abiti civili ed insieme ad uno specifico gruppo di Gendarmi Vaticani, accompagna il Papa nelle sue "uscite" (sono molto appariscenti quando stanno attorno alla "Papamobile", molto più discreti e quasi invisibili in altre occasioni).

Una curiosità sull'uniforme delle Guardie Svizzere. Ciò che si racconta abitualmente, cioè che essa sia stata disegnata da Michelangelo nel XVI secolo, è una "fake olds", cioè un falso storico. In effetti, la vistosa uniforme a settori gialli, blu e rossi è stata disegnata nel 1914 da Jules Repond, Comandante della Guardia, che si ispirò per la fattura ed i colori ad alcuni disegni di Raffaello Sanzio.

La Gendarmeria Vaticana

Come tutti gli Stati del Mondo, oltre all'esercito (Guardia Svizzera), la Città del Vaticano ha un servizio di Polizia denominato Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano i cui componenti (centotrenta, cinque in meno rispetto alla Guardia Svizzera) provvedono, come la Polizia Italiana ed i nostri Carabinieri, ai compiti di Pubblica Sicurezza, Polizia Giudiziaria, Ordine Pubblico, Intelligence (Servizi Segreti) e, anche, regolazione del (pochissimo) traffico veicolare all'interno dello Stato.
La Gendarmeria Vaticana fu fondata come Corpo Militare nel 1816 da Papa Pio Settimo con il nome di Corpo dei Carabinieri Pontifici ma già da allora fu incaricata anche dei servizi di vigilanza e polizia. In diverse occasioni i Gendarmi Vaticani prestarono il loro servizio a difesa dello Stato Pontificio nelle battaglie (compresa quella di Porta Pia del 1870) contro i "Piemontesi" (Savoia) insieme alle Guardie Svizzere.
Dopo diverse vicende (ed alcuni cambi di denominazione), la Gendarmeria ha visto ridefiniti i suoi compiti nel 1970, quando ha cessato di essere un corpo militare per divenire a tutti gli effetti un Corpo di Polizia.
A seguito del citato attentato al Papa Giovanni Paolo II del 1981, anche la Gendarmeria è stata profondamente rinnovata ed attualmente è dotata di armi, dotazioni ed attrezzature del tutto simili a quelle della nostra Polizia Italiana, con la quale mantiene uno stretto rapporto di collaborazione, attività e di scambio di intelligence anche mediante una Sala Operativa che lavora in sinergia con la Sala Operativa della Questura di Roma.
Come abbiamo già detto, ad un "gruppo speciale" di Gendarmi Vaticani è affidata, assieme ad un analogo gruppo di Guardie Svizzere, la sicurezza della persona del Pontefice durante le sue "uscite" pubbliche.

Piazza San Pietro. Un confine aperto (ma sorvegliatissimo)

Dal 1870 al 1929 il confine di Piazza San Pietro con lo Stato Italiano, pur rimanendo accessibile ai fedeli, rimase sorvegliatissimo da ambo le parti poiché i rapporti tra i due Stati erano assai difficili e si temevano incidenti diplomatici che, fortunatamente, non ci furono.
Con la stipula dei Patti Lateranensi vennero a cadere tutte le preclusioni e, in pratica, la Piazza Vaticana divenne parte integrante di quella scenografia, ideata da Piacentini, che faceva di Via della Conciliazione (i cui lavori di realizzazione iniziarono nel 1936) una specie di "cammino spirituale" verso la Basilica Vaticana. Non passarono, però, molti anni che si tornò, forse anche in modo peggiore, alla situazione precedente.
Con la proclamazione dell'Armistizio del 1943 (ne abbiamo parlato in un precedente articolo), le truppe Tedesche, al comando del Feldmaresciallo Albert Konrad Kesselring, presero il controllo della città e quel confine, prima blandamente sorvegliato dai nostri Carabinieri, divenne improvvisamente caldissimo.
Fu così che, per tutta la durata dell'occupazione germanica di Roma, quella linea curva di pietre di travertino bianco fu presidiata, dalla parte italiana, da pattuglie di Schutzstaffeln (SS) armate fino ai denti mentre dall'altra parte vigilavano altrettante pattuglie di Guardie Svizzere che mettevano in bella mostra pistole, fucili mitragliatori e bombe a mano. Pattugliando la linea, le SS e le Guardie Svizzere si "incrociavano", alla distanza di meno di un metro, ogni dieci minuti; il rischio di incidenti era altissimo, anche perchè in Vaticano erano rifugiati molti esponenti del CLN (Comitato di Liberazione Nazionale, cioè la Resistenza) ed i Tedeschi avrebbero potuto in qualsiasi momento tentare di invaderlo. Per Grazia di Dio, anche quella volta, non accadde nulla.
Quella linea di confine è poi rimasta assolutamente "libera" fino ad una ventina di anni fa quando, in seguito agli attentati alle Torri Gemelle di New York dell' 11 Settembre 2001, è stata installata una barriera con varchi presidiati e controllati.

La sicurezza nella Piazza San Pietro, tutti i giorni dell'anno giorno e notte, è assicurata (come previsto dai Patti Lateranensi) dai Gendarmi Vaticani e dalla Polizia di Stato Italiana, che operano in collaborazione e sinergia per il controllo dei varchi e con pattuglie miste. La Polizia Italiana può agire in tutta la Piazza ma NON PUO' spingersi oltre il limite del Sagrato della Basilica. Qualora dovesse effettuare il fermo di qualche persona, la deve condurre presso il Posto di Guardia della Gendarmeria Vaticana (lato sinistro della Piazza) e ad essa consegnarla.
In occasione di celebrazioni liturgiche nella Piazza, è prevista la presenza di pattuglie miste che operano in abiti civili mescolate alla folla dei fedeli.

Le automobili del Papa

Concludiamo questo lungo articolo con un'ultima curiosità che riguarda i veicoli utilizzati da Pontefice.
Se per gli spostamenti "privati" i Pontefici hanno sempre utilizzato i mezzi tradizionali in uso nelle diverse epoche (portantine, carrozze, automobili), per oltre mille anni e fino al 1978, il mezzo di trasporto utilizzato nelle uscite "pubbliche" è stata la cosidetta Sedia Gestatoria che altro non era che un Trono Papale montato su di una piattaforma a cui erano applicate due "stanghe" laterali; il tutto veniva sorretto e portato a spalla da dodici Sediari, scelti tra gli esponenti delle famiglie Nobili più "vicine" al Papato. Per queste famiglie, il fatto di avere un membro "Sediario" era motivo di grande vanto. Di Sedie Gestatorie ne venivano utilizzate due, una più grande, per le occasioni più solenni ed una più piccola (con soli otto Sediari) per le celebrazioni "minori". Nel video qui sotto (da Youtube), tratto dal famoso film "Il Marchese del Grillo", possiamo vedere come venivano utilizzate:


L'uso della Sedia Gestatoria è stato via via dismesso a partire da Papa Giovanni XXIII e da Papa Paolo VI. L'ultima (ed unica) volta in cui venne utilizzata fu il 23 Settembre 1978, quando Papa Giovanni Paolo (Primo) si recò alla Basilica di San Giovanni in Laterano per insediarsi come Vescovo di Roma.

Lo Stato della Città del Vaticano, come tutti gli Stati, ha un "Registro Automobilistico" (istituito nel 1930) dove vengono registrate le targhe dei suoi veicoli, che sono tutte contraddistinte dalla Sigla "SCV" (Stato Città Vaticano) e da un numero progressivo. Un caso a parte è la targa "SCV 1", che è riservata all'automobile del Pontefice. Si tratta di una targa "mobile" che viene, cioè, applicata di volta in volta al veicolo che in quel momento reca a bordo il Papa.
Questa targa contraddistingue, anche, la cosidetta "Papamobile", che è l'evoluzione moderna della Sedia Gestatoria. Si tratta di un veicolo appositamente attrezzato per trasportare il Pontefice nei suoi itinerari in mezzo ai fedeli, solitamente nella Piazza San Pietro (ma anche all'Estero) in occasione delle celebrazioni Papali. Dopo l'attentato a Papa Giovanni Paolo II, è munita di blindatura e vetri antiproiettile e consente al Papa di stare seduto o in piedi, di essere agevolmente visto dai fedeli e di impartire le Benedizioni Apostoliche. Qui sotto il video in cui Papa Leone XIV sale per la prima volta sulla Papamobile il 18 Maggio scorso (Credit: Corriere della Sera-LaPresse)


Il "Parco Macchine" del Papa comprende una nutrita serie di automobili, alcune delle quali storiche, e viene continuamente rinnovato grazie alle donazioni che solitamente le varie Case Automobilistiche fanno al Pontefice di nuovi modelli. La maggior parte di queste autovetture, alcune delle quali anche di grande valore, vengono donate oppure vendute per ricavare fondi da destinare alle opere di beneficenza del Vaticano. Negli ultimi anni il Vaticano ha inoltre molto favorito l'acquisizione di veicoli ibridi o totalmente elettrici.

Per gli spostamenti strettamente "privati" e senza scorta, il Pontefice utilizza veicoli di tipo comune, poco appariscenti sia come dimensioni che colore ma sempre contraddistinti dalla sua targa SCV 1. In casi molto particolari, sono a disposizione del Papa anche alcuni veicoli del tutto anonimi con targa italiana "coperta" (i dati del veicolo risultano secretati e non accessibili).